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Avventure e disavventure di Sarah Jane McCarty

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Messaggio Da Redattore Ven Ott 17, 2014 10:13 am

Avventure e disavventure di Sarah Jane McCarty, che nacque a Nova Flow, e, attraverso una vita di continua varietà, per tre volte nove anni fu una volta infermiera, due volte ballerina, tre volte puttana, sposata e poi vedova, ladra per quattro anni non consecutivi e per due galeotta, infine difenditrice della patria, visse onesta o quasi; scritte sulla base dei suoi pochi racconti.

L'istituto delle Pie Dame della Carità in cui era cresciuta, avrebbe difficilmente potuto essere un luogo più tetro e squallido di così, ma almeno c'era da mangiare tutti i giorni, e le Signorine si dannavano l'anima per infilarle in testa un po' di Matematica e Bella Scrittura. Non che Sarah apprezzasse particolarmente, ma ebbe modo in seguito di rivalutare l'utilità dei due studi. Del resto, se le Pie Dame non l'avessero presa con sé dopo l'impiccagione di sua madre, cosa ne sarebbe stato di lei? Difficile da stabilirsi, e tetro come pensiero... e Sarah non permetteva a nessun pensiero tetro di occuparle la mente per più di cinque o sei minuti, non voleva ritrovarsi con il viso costellato di orribili rughe alla giovane età di ventisette anni!
Sua madre doveva aver ucciso qualcuno, così aveva capito dai pochi accenni delle Signorine, e quanto a suo padre, non si sapeva nemmeno chi fosse. Già, perché oltre che un'assassina, e cosa forse più grave ancora, sua madre era stata per molti anni una prostituta, e questo le Signorine glielo avevano reso ben chiaro: non l'avrebbero lasciata finire come quella malerba di sua madre! Che la lasciassero o meno, Sarah sembrava aver ereditato parte di quella ingovernabilità e immoralità che secondo le Signorine aveva contraddistinto sua madre, per cui sottraeva cibo dalla dispensa, distribuiva calci e pugni alle compagne alla minima provocazione e tentava la fuga. Tre volte riacciuffata tra i cinque e gli otto anni, a nove finalmente riuscì nel suo intento. Con un coltello da carne “preso in prestito” da un macellaio, si tagliò i capelli, e per qualche mese si arrangiò sgraffignando cibo qua e là e fingendosi un ragazzo.

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Avventure e disavventure di Sarah Jane McCarty Empty Re: Avventure e disavventure di Sarah Jane McCarty

Messaggio Da Redattore Ven Ott 24, 2014 10:55 pm

Poi conobbe il vecchio Jack, che molti chiamavano “lo Sguercio”. Jack aveva una scimmietta, e una specie di carillon a manovella. Quasi tutti i giorni si piazzava in un angolo del mercato della Terza Strada e faceva suonare il suo strumento, mentre la scimmietta ballava. La gente ogni tanto gli tirava qualche spicciolo con cui tirava avanti. Quel giorno Sarah si aggirava lì intorno in mezzo alle persone ferme a guardare e chiacchierare, domandandosi se sarebbe stata in grado di tagliare qualche tasca senza farsi notare... Non ci aveva mai provato, ma Dave Tre Dita aveva due anni meno di lei, e ci riusciva quasi tutte le volte. Si avvicinò quindi ad una signora dai vestiti puliti e in ordine, che aveva appesa al braccio una borsetta di velluto bordeaux. Il coltello saettò fuori dalla tasca con rapidità, ma qualcosa lo fermò a metà della sua corsa, strattonando lievemente la borsetta nel forzare il blocco. La signora se ne sarebbe accorta certamente se la scimmietta dello Sguercio non le si fosse arrampicata addosso, puntando alla farfalla finta che ornava il suo grazioso cappellino. La donna si agitò, e il portamonete sfuggi dall'apertura, atterrando nella mano di Sarah, che sgattaiolò prontamente via. Prima di voltare l'angolo incontrò lo sguardo dell'unico occhio di Jack lo Sguercio, in un misto di interesse e disapprovazione. Quando svoltò di corsa l'angolo successivo, andò a sbattere dritta contro il suo panciotto vecchio e lacero. Doveva aver fatto di corsa il giro dell'isolato, eppure non aveva nemmeno il fiatone. La sollevò per la collottola come fosse un micio e portato il suo viso all'altezza dei suoi denti marci la fissò dicendo:
“Bene, bene... ma chi abbiamo qui? Un topolino o una topolina?” con un gesto secco mandò il suo cappello a cadere sul selciato e ciocche di capelli castani appena un po' lunghi, sfuggirono scompigliati in tutte le direzioni.
“Lasciami!” Sarah scalciò e si divincolò, cercando di graffiarlo e morderlo.
“Buono, buono! Bella gratitudine! Se non era per la mia scimmia.... hai fame?”
Quando smise di agitarsi la appoggiò a terra. Venne fuori che non voleva farle del male, né toglierle il borsellino. Voleva solo dividere e farsi un “socio”. Passarono paio di settimane prima che si accorgesse che era una ragazzina, ma nel frattempo Sarah si era resa piuttosto utile, quindi restarono insieme ancora per un po'. Imparò a ballare alla musica del Carillon, insieme alla scimmietta finché quella non stirò le zampe e in seguito da sola. Pianse per la povera bestia, ma Jack sosteneva che fosse molto vecchia e che avesse avuto una bella vita. Sarah aveva una certa grazia, e il vecchio le aveva rimediato qualche abito con la gonna e qualche crinolina che la facevano sembrare quasi una ragazzina in ordine o una vera ballerina.
Quando quella notte fu svegliata dal passaggio del ruvido sacco di iuta sul viso e si sentì caricare sulla spalla di qualcuno, ci mise qualche secondo a realizzare cosa stesse succedendo, ma ci mise molto meno a riconoscere il tintinnio delle monete d'argento e la voce dello Sguercio che diceva:
“Trattatela bene, ho piantato il coltello in pance anche più lardose delle vostre, siamo intesi?!”
Aveva dodici anni.
La casa dei Mc Noon era piuttosto pulita per essere una casa con la lanterna. Ci stavano cinque ragazze oltre lei, mangiavano tutti i giorni, e nei letti non c'era più di qualche pulce. Lì Sarah scoprì in cosa consistesse esattamente l'occupazione abominevole che veniva spesso attribuita a sua madre. Si occupava di portare l'acqua nelle camere, cambiare le lenzuola e fare un po' di pulizie, la sera la agghindavano di tutto punto e la facevano ballare nella stanza della musica, la esibivano ai loro clienti, e qualche volta le chiedevano di sedersi sulle ginocchia di qualcuno di loro. Nel giro di un paio d'anni il passaggio fu piuttosto automatico e Sarah lo trovò abbastanza conveniente dato che per la prima volta nella sua vita si ritrovava in tasca qualcosa di più che qualche monetina di rame, senza il rischio di passare tra le mani dei poliziotti.
Restò per qualche tempo, e fu forse anche felice in quella casa, ma non era quello che desiderava per sé e non appena riuscì a mettere insieme un po' di denaro, si dileguò. L'alba era passata da poche ore e la casa giaceva nel totale silenzio. Sarah aveva quindici anni e la prima cosa che pensò, fu che aveva bisogno di vestiti nuovi.

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